Ecce Homo

Nacque in un oscuro villaggio, figlio di una povera contadina. Poi crebbe in un altro oscuro villaggio, dove lavorò come falegname fino ai trent'anni. Poi per tre anni si mise in marcia e fu predicatore itinerante.
E allora si mise a fare delle cose.
Non possedeva molto.
Non scrisse mai un libro.
Non ricoprì mai un incarico.
Non ebbe mai famiglia.
Non possedette mai una casa.
Non frequentò mai l'università.
Non andò mai a visitare le grandi città.
Non si allontanò mai più di 200 miglia da dove era nato.
Non fece mai quelle cose solite che il mondo associa alla grandezza.
Non aveva altre credenziali che se stesso.
Aveva trentatrè anni quando l'opinione pubblica gli si rivoltò contro.
Lo chiamarono mestatore.
Lo chiamarono sobillatore.
Lo chiamarono istigatore di folle.
Praticava la disobbedienza civile, eludeva le ingiunzioni.
Fu quindi consegnato ai suoi nemici e dovette affrontare la derisione di un processo.
E l'ironia di tutto ciò fu che tutti i suoi amici lo consegnarono ai suoi nemici.
Uno dei suoi amici più intimi lo rinnegò.
Un altro dei suoi amici lo consegnò (letteralmente) ai suoi nemici.
E mentre lui moriva, quelli che lo uccidevano tiravano a sorte i suoi vestiti, la sola cosa che possedesse al mondo.
Dopo la sua morte fu sepolto in una tomba presa a prestito, per l'atto di pietà di un amico.
Sono passati diciannove secoli, e oggi è lui la figura più influente che sia mai entrata nella storia dell'uomo.
Tutti gli eserciti, tutte le flotte, tutti i parlamenti e tutti i re messi insieme non hanno influito sulla vita dell'uomo su questa terra quanto la sua vita solitaria.

(Discorso pronunciato da Martin Luther King il 3 aprile 1968, vigilia del suo assassinio, nel Mason Temple a Memphis)

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